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Adozioni per Single? Un caso in discussione

ADOZIONI PER SINGLE, DECIDE LA CONSULTA

Estratto da 'La Repubblica' del 29 Novembre 2004

Storia di una bimba bielorussa e dell'italiana che vuol diventare sua madre

La Corte Costituzionale si pronuncerà in settimana. Finora adottare un bambino all'estero è consentito solo agli sposati.

ROMA - Single che vogliono adottare, forse crescono le possibilità. Mercoledì la Corte costituzionale si pronuncerà sul caso di Tania, la chiameremo così, bambina bielorussa di tredici anni, che da otto viene regolarmente in Italia, per tre mesi l'anno, a casa di una signora che lei chiama mamma e che ha deciso di adottarla. La legge italiana permette in alcuni casi l'adozione a persone singole, non lo prevede però nel caso delle adozioni internazionali, consentite solo a coppie sposate. La Consulta dovrà pronunciarsi su questa disparità di trattamento e dire se si possono estendere alle adozioni internazionali le norme valide per l'Italia.

Aspettando Tania e altri bambini che hanno in comune la stessa storia, si attende una modifica della legge. " La sentenza è importante non solo per il nostro caso ma per tutte le situazioni già esistenti di rapporti consolidati di single con bambini stranieri che attendono una risposta. Importante perché dietro ci sono storie di ragazzini sottratti ad un'esistenza difficile, ad un destino con scarse prospettive di sopravvivenza", spiega l'avvocato Francesco Pisano. La battaglia legale di Tania e di quella che chiameremo sua madre è iniziata a Cagliari tre anni fa, dopo cinque anni di incontri intensi e forzate lontananze, di poche speranze e molte delusioni. E' iniziata con una domanda al Tribunale dei minori per chiedere l'idoneità all'adozione. " Il tribunale disse che non poteva rifarsi all'articolo 44 che regola l'adozione ai single perché riguarda solo i bambini italiani. Tutto fu messo nelle mani della Corte Costituzionale e ora aspettiamo la pronuncia. Purtroppo tra i tempi della giustizia e i tempi dei bambini c'è un abisso".

Anche i single in Italia possono adottare, per alcuni motivi: l'età del minore, la sua personalità e la sua storia, la presenza di rapporti significativi con un adulto single, o anche perché nessuna coppia " regolare" lo vuole, in tutti quei casi in cui risulta impossibile l'inserimento in una famiglia adottiva " classica" ed è necessaria una soluzione particolare. Queste eccezioni però valgono attualmente soltanto per i minori italiani.

Tania e la madre ora aspettano, schiacciate da un paradosso: la Bielorussia non può pronunciare l'adozione perché l'aspirante genitore non ha l'idoneità, il giudice italiano non può perché il bambino è straniero. Aspettano, confidando anche in un'altra strada. " Si tratta di una forzatura, di uno stratagemma giuridico: le autorità bielorusse autorizzano a far adottare la bambina in Italia, già in casi simili si è scelta questa soluzione, che poi di fatto è stato un accordo tra le autorità italiane e straniere".

Una soluzione di compromesso che non risolve il problema di fondo." E' giusto estendere la normativa italiana ai casi internazionali", dice Melita Cavallo, presidente della Commissione adozioni internazionali. " Attualmente la norma non lo prevede ma neanche lo esclude. I single che adottano all'estero possono tornare con il loro figlio in Italia. Non credo che l'adozione ai single possa essere messa alla pari con quella della coppia che va sempre privilegiata-aggiunge- però la società è cambiata, non c'è più un'esclusività dei ruoli e nei casi in cui tra single e bambino c'è un rapporto consolidato è giusto che avvenga il riconoscimento di questo legame affettivo". 
 
LA PROTAGONISTA: Parla Annalisa, la 'mamma', "Volevo soltanto aiutarla a vivere, ora è mia figlia"
 
Signora Annalisa, come ha conosciuto Tania? "Tutta questa storia è cominciata otto anni fa. Decisi un giorno di ospitare a casa per le vacanze uno dei bambini di Chernobyl. Arrivò Tania, una bella bambina di sei anni con un handicap, era sorda da un orecchio. Posso dire che tra noi ci fu subito una scintilla, poi lei ripartì".
Pensò allora di adottarla? "No, non ci pensai subito, non avevo smanie di maternità. Vivevo sola, avevo il mio lavoro, i miei amici, stavo bene così. Decisi però che volevo magari aiutare la sua famiglia. Così seppi che viveva in istituto da quando aveva due anni, che i genitori non avevano la patria potestà".
Dopo la prima estate quando vi siete riviste? "A marzo andai in Bielorussia, volevo vedere il posto dove viveva. Fu un'esperienza dura, era un degrado pazzesco, i bambini uscivano per strada, mangiavano poco, avevano il terrore degli insegnanti. Capii che Tania non avrebbe avuto un futuro come i suoi fratelli che entravano e uscivano dalla prigione. Fu allora che cominciai a pensarci".
E Tania? "E' difficile ogni volta farle capire che deve ripartire. Io le ho detto: non posso farti nessuna promessa ma sto lottando. Però è dura, alla vigilia di ogni partenza vuole dormire abbracciata con me. Ci vediamo tre mesi l'anno, i miei genitori li chiama nonni, siamo la sua famiglia. Cerco di non viziarla, di farle capire che questo non è il paese delle meraviglie, che bisogna lavorare per ottenere le cose e sperare".
Quando non è in Italia vi sentite spesso? "Le telefono tre volte la settimana, le mando dei pacchi, un po' di biscotti, il sapone per lavarsi, la biancheria. Quando posso vado a trovarla. Il nostro rapporto è fondamentale per la sua stabilità, lo dice anche il direttore dell'istituto, mi chiamano quando c'è qualche problema. Tania aveva un carattere difficile, ora è cambiata, segue le maestre, studia musica, non è più svogliata".
E Tania la chiama mamma? "Sì, dal primo giorno. Io non voglio che rinneghi le sue origini e le ricordo che ha due mamme, ma lei dice: l'altra non l'ho conosciuta, ho solo te".

 

(di Marina Cavallieri)
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             Aggiornato il 13-08-2015