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Un film che racconta la 'giungla' delle adozioni

BERTRAND TAVERNIER: RACCONTO LA GIUNGLA DELLE ADOZIONI

Estratto da 'La Repubblica' del 24 Dicembre 2004

Il nuovo film del regista, " Holy Lola", è appena uscito nelle sale francesi: " Ho fatto tutte le riprese pensando a Rossellini"

PARIGI - Bertrand Tavernier è partito per una delle sue battaglie. Il più militante, il più curioso dei registi francesi questa volta si è spinto lontano. Ha messo il dito nella piaga. non solo in quella, reale, di un paese straziato; ma anche nelle ferite ideali di chi lotta per una maternità/ paternità difficile, a volte impossibile da realizzare. Se siete in lista per un'adozione internazionale non andate a vedere Holy Lola, il nuovo film di Tavernier uscito recentemente nelle sale francesi ( e speriamo presto anche in quelle italiane ). Non ci andate perché identificarsi con Geraldine e Pierre, una coppia del tutto normale, sarebbe troppo doloroso.
Ci si dovrebbe immaginare in Cambogia, ancora lontana dalla ricostruzione dopo il genocidio dei Kmer rossi, a scandire le stazioni di una via crucis dei nostri tempi. Dove nessuno è condannato a morte, dove non c'è legno da portare, ma dove la speranza si trasforma in calvario quotidiano e le stazioni sono uffici, ministeri, orfanotrofi remoti, ospedali, ristoranti dove avvengono patteggiamenti segreti.
Prima di arrivare a stringere la piccola Holy Lola, i futuri genitori genitori affrontano ogni tipo di difficoltà. Le più sconcertanti sono quelle burocratiche: documenti non in regola, timbri mancanti, duplicati non previsti, firme finali di complicata apposizione. Poi ci sono le difficoltà umane: Tavernier mette Geraldine e Pierre in un albergo pieno di francesi in attesa di adottare un bambino cambogiano. Sullo sfondo c'è Phnom Penh, brulicante di scooter e di umanità mutilata dalle mine antiuomo, c'è la povertà della quale Tavernier arriva a farci sentire l'odore.
In un film che si confonde con la vita reale, Isabelle Carré e Jacques Gamblin vanno oltre il loro mestiere di attori. Essendo tutto vero, dagli orfanotrofi alle tate dei bambini ( ma quelli che vediamo da vicino come la piccola Lola non sono orfani perché, dice il regista, sarebbe stato duro coccolarli per due mesi e poi restituirli alla loro solitudine), il confine tra Geraldine e Pierre e i veri sentimenti di chi li interpreta si fa labilissimo.
Nato da un'inchiesta sull'adozione internazionale - durata sette mesi e diventata un libro - di Tiffany Tavernier, figlia del regista, e dello scrittore Dominique Sampiero, Holy Lola è un film che non sarebbe sbagliato definire neorealista. " Ho fatto tutte le riprese pensando al Rossellini di "Europa'51", di " Germania anno zero", di "Stromboli, terra di Dio ". Al Rossellini che mischia i sentimenti di un paese a quelli dei protagonisti del film, di solito una coppia. Volevo che la cinepresa fosse in sincrono con i personaggi. Che non li superasse. Mi pace filmare il primo shock, dopo non serve più. Il problema della pedofilia per esempio è nel film una pennellata veloce, ma si capisce tutto. Il problema dell'adozione è molto sentito in Francia. Su venticinquemila famiglie che ottengono il permesso di adottare un bambino, soltanto cinquemila ce la faranno: mille saranno bambini francesi, quattromila stranieri".
Tutte andranno incontro allo stesso calvario della coppia del film?
" Dietro al problema dell'adozione internazionale c'è, in Francia, ma non solo, una volontà politica molto teorica. Si da la colpa a quei paesi, come la Cambogia ( chiusa agli adottanti francesi dal luglio 2003 perchè ritenuto un paese dai troppi " traffici " ndr.), che non hanno ratificato la convenzione dell'Aja. Ma la Romania, che invece l'ha fatto, è un paese ancora pieno di traffici illegali e i suoi orfanotrofi, che ho avuto modo di visitare durante le riprese di "Capitano Conan", sono un orrore.
Il suo film offre una soluzione?
" Io racconto una storia; un film non è un documentario. Credo però che alla fine il mio punto di vista sia chiaro: c'è bisogno di organizzazione, di intermediari seri. In Cambogia gli italiani erano trattati meglio dei francesi, perché Sant'Egidio lavorava bene. Tanto che adesso, senza più adottanti francesi, siete voi che ottenete il maggior numero di bambini cambogiani".
E le mance, le spese extra che non tutti possono permettersi?
" Non sono mance, sono doni. E' assurda la proposta di una adozione libera e gratuita. Il bambino ha trascorso un anno in un orfanotrofio? Bene, il suo vitto e alloggio va pagato. Solo così un orfanotrofio potrà occuparsi bene dei suoi piccoli ospiti. Bisogna considerare che in un paese come la Cambogia non c'è neanche una lista di stato civile perché registrare un bambino alla nascita costa denaro e nessuno lo fa. Bisogna pensare che il funzionario che si occupa dell'adozione prende 30 dollari al mese e non ha la mutua, pensione, stato sociale. E se questi paesi sono pieni di adottanti da Francia, Italia, Belgio, Olanda, allora perché l'Unione Europea non si attiva, non parla con le ambasciate, non mette a punto una risposta che tenga conto dello loro realtà economiche e politiche?".

(di Laura Putti )
 
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             Aggiornato il 13-08-2015