Ucraina: la speranza dell'adozione |
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NEL PAESE DEGLI ORFANI
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Estratto da
Famiglia Cristiana |
UCRAINA: DA 130.000 A
300.000 i minori abbandonati
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A
Kiev sono tantissimi i ragazzi di strada, che vivono sottoterra. Un pò
meglio va a quelli in orfanatrofio, loro una speranza ce l'hanno: UNA
FAMIGLIA CHE LI ADOTTI.
" Una
bambola. Regalami una bambola di pezza", mi chiede Ruslana, stringendosi
nella giacca a vento che ha visto troppi inverni. Ha solo 14 anni e una
madre alcolizzata che non intende vedere più. L'odore acre della colla, la
droga dei miserabili che ha sniffato poco prima assieme ai suoi sei
compagni di strada, si confonde con i gas di scarico delle auto davanti
alla stazione ferroviaria della " Riva sinistra". E' sera, tra poco
torneranno " giù ", a dormire nei tombini o negli anfratti della
metropolitana di Kiev, nel ventre tiepido della città che l'inverno
ucraino congela a 30 gradi sotto zero. Sono i " ragazzi di strada" di
Kiev, i figli di nessuno, quelli che neppure l'orfanotrofio ha saputo
raccattare. Vivono elemosinando e scippando, ignorati perfino dai giornali
occidentali, molto più attratti dagli street kids di Bucarest. Impossibile
contarli. La capitale dell'Ucraina, città antica e metropoli moderna di
quasi tre milioni di abitanti, è una matrigna che raccoglie in istituti,
da tutto il Paese, migliaia di minori orfani o abbandonati dai genitori.
C'è chi stima che siano 5.000, chi molto più del doppio.
Un genocidio silenzioso.
Nell'intera Ucraina la cifra sale a 130.000, secondo dati "governativi"; a
300.000 secondo le associazioni umanitarie, e 70.000 sarebbero i minori
internati in istituto. Così tanti che perfino una fonte ufficialissima
come la Relazione sullo stato dell'infanzia, stilata dall'Istituto di
scienze sociali, deve ammettere l'impossibilità di ricoverarli tutti negli
internat, gli orfanotrofi statali, che sono 400, e di doverli alloggiare
anche negli ospedali. D'altra parte, il 90 per cento dei neonati ha
qualche malattia: asma e bronchite cronica le più comuni. E la
tubercolosi, oltre 700.000 casi, è in continuo aumento. " Un genocidio
silenzioso, non causato da guerre, ma da povertà e malattie": denuncia don
Maxim Mauritsson, sacerdote e medico svedese che vive a Kiev dal 1993.
Perchè
tanti minori abbandonati? " Basta un dato: il 70 per cento delle famiglie
si divide dopo 5 anni di matrimonio. Il resto lo fanno la disoccupazione e
la vodka", ci spiegano alla Caritas cattolica di Kiev, che lavora con i
bambini di strada e negli orfanotrofi. Nell'internat di Vasilkov, a 60
chilometri da Kiev, vivono 230 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Assomiglia più a
un vecchio manicomio che a una casa per la gioventù. A parte il cibo,
manca tutto: banchi, quadri, divani. L'impianto di riscaldamento salta di
continuo. La giovane direttrice confessa: " Qui dovremmo formare sarte, ma
non abbiamo macchine per cucire. Il corso per autisti non è partito
perchè le auto sono sempre a riparare, e quando escono dall'officina non
hanno benzina. Lo Stato ci passa il 20 per cento di quanto avremmo
bisogno, e non capisce che questi ragazzi, se non scappano prima, escono
da qui pieni di rabbia e senza speranza".
L'eccezione dell'ex militare.
La situazione degli orfanotrofi peggiora ancor più allontanandoci dalla
capitale. Il 30 per cento dei minori che ne esce resta senza un'abitazione
e il 10 per cento viene ammazzato o si suicida. Ma ci sono anche felici
eccezioni. Igor Maltsev, vicedirettore dell'internato di Bucha,
cittadina agricola della provincia di Irpin, ha trasferito la sua capacità
organizzativa di ex militare nella gestione dell'orfanotrofio che,
specializzatosi nei corsi di lingua, oltre ad accogliere 300 orfani è
aperto anche agli studenti con famiglia del paese. " Così si favorisce
l'integrazione ", osserva. Qui i ragazzi sono incentivati in ogni modo a
studiare: un bel voto può significare vincere un gioco nuovo. Lo Stato non
passa i letti? Li fabbricano i ragazzi nel laboratorio di falegnameria. Un
gregge di 80 capre produce il latte, il migliore antidoto contro la Tbc.
C'è perfino l'aula di informatica, e Internet è di casa. " Da qui i
ragazzi non fuggono", afferma Maltsev:" Quest'anno tre di loro si sono
iscritti alla scuola per assistenti sociali". Ma una rondine non fa
primavera neanche tra le steppe ucraine.
" La
domanda dei bambini che mi fa più male è: 'Perchè non mi trovi una mamma
migliore?' ", racconta la direttrice del'orfanotrofio di Denyshi, 150
chilometri da Kiev, Ganna Dokijciuk. " Arriva, arriva, dico ". E ogni
tanto, per fortuna, arriva. I minori in stato di adottabilità il Ucraina
sono stimati in 14.000, e l'Italia è tra i paesi più ricettivi.
Nonostante la sospensione delle procedure adottive per alcuni mesi decisa
dalla Cai (Commissione per le adozioni internazionali), nel giugno del
2002, motivato dal " mancato rispetto dei princìpi della Convenzione
dell'Aja ", in quell'anno l'Ucraina è stato il Paese dal quale sono giunti
più bambini: su 2.224 autorizzazioni all'ingresso in Italia, 634 erano di
minori ucraini. E anche nel 2003 la percentuale non è cambiata.
" Ma anche noi siamo rigorosi ".
Si era parlato di " adozioni facili ", di "cataloghi" dei bambini. " Non è
affatto così" replica la direttrice del centro adozioni del ministero
dell'Educazione ucraino, Eugenia Rodionivna: " Applichiamo solo le nostre
leggi, che differiscono in parte dalla Convenzione dell'Aja, che presto,
comunque, il nostro governo, ratificherà. Il principio ispiratore è sempre
il bene del bambino. Siamo rigorosi: lo dimostra la bocciatura del 30 per
cento delle vostre richieste".
Il nodo
sta nella possibilità, data alle coppie dalla legge ucraina ma non dalla
Convenzione, di rifiutare l'abbinamento proposto dal Centro e di scegliere
un altro minore." C'è del buono sia nel nostro sistema sia nei dettami
stabiliti all'Aja", afferma il pediatra responsabile dell'équipe del
Centro, Valentin Gamacek. " E va dato atto alle coppie italiane e agli
enti che le hanno preparate di attenersi all'abbinamento proposto. Cosa
che non capita con francesi e canadesi".
" E'
ben diverso dell'affermare che in questo Paese ci sono operatori
dell'infanzia compiacenti e famiglie italiane in mala fede. Molte di esse,
infatti, ci hanno espresso la loro sacrosanta indignazione", dice Egles
Bozzo, presidente di " S.O.S Bambino" , ente vicentino autorizzato alle
adozioni internazionali, che l'anno scorso ha dato genitori italiani a 133
bambini ucraini.
Sono
ancora pochissime, invece, le coppie ucraine che adottano. " Qui ci si
vergogna d'avere un figlio non proprio. Lo si nasconde in casa. Si cambia
città. Insomma, non c'è ancora la cultura dell'adozione, perché manca il
riconoscimento dei valori della famiglia", spiega Andrei Voitenko,
presidente dell'associazione cristiana " Cuore aperto", che si occupa di
adozioni e ha creato una delle prime comunità di recupero per ragazzi di
strada a Kiev. In esse i ragazzi vivono, studiano e vengono avviati al
lavoro. Prima regola: smettere con la colla. E se l'inno nazionale dice: "
L'Ucraina non è ancora morta" è anche perché qualcuno ha lanciato un
salvagente a questi naufraghi.
(Articolo
di Alberto Laggia - tratto da Famiglia Cristiana n. 45/2003)
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