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Adozioni: Il disastro in Asia ha risvegliato l’attenzione sulla riforma

ADOZIONI FACILI? NO GRAZIE.

Estratto da Famiglia Cristiana del 23 Gennaio 2005

Il disastro del sud est asiatico ha risvegliato l’attenzione sulla riforma.

E’ stato già creato un fondo di dieci milioni di euro per rimborsare le spese che le coppie devono sostenere. Ma gli enti autorizzati lamentano di non essere stati ascoltati.

 

“Come  si adotta un bambino cingalese o indiano?” In questi giorni i telefoni degli enti autorizzati alle adozioni internazionali sono roventi. Parecchi  aspiranti genitori adottivi, sull’onda dell’emozione, si offrono per accogliere i piccoli “orfani dello tsunami”. ”Ma la spinta emozionale non serve alla causa delle adozioni internazionali”, dichiara Cinzia Bernicchi, portavoce di “Oltre l’adozione”, il primo coordinamento di enti.          Il rischio è di lasciare in ombra le vere emergenze di questo istituto giuridico,proprio nel momento in cui, da più parti,si mette in discussione l’efficacia della legge n.476 (che norma le adozioni internazionali dal 1998 e che ha posto fine all’era delle adozioni “fai da te”), e proprio quando vengono annunciate dal Governo modifiche importanti alla stessa legge. La prima grande novità è il fondo di dieci milioni di euro,già approvato in Finanziaria, per rimborsare le spese, ancora elevate, che le coppie adottanti sostengono. Inoltre, il ministro delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, alla fine dello scorso anno, ha espresso la volontà di riformare la legge, rendendo più veloci e “meno inquisitorie” le procedure per ottenere l’idoneità. Adozioni più facili, insomma? “Non conosco i contenuti della riforma”, ha commentato Melita Cavallo,presidente della Cai (Commissione per le adozioni internazionali), “dico solo che noi siamo per adozioni più responsabili,non più facili”. Ma che ne pensano gli enti che seguono i percorsi adottivi delle coppie italiane? “ è una proposta che nasce, ancora una volta, nelle stanze di un ministero. Ed è davvero paradossale che a livello governativo si voglia mutare una legge così importante, senza coinvolgere i diretti interessati, esperti in materia. L’unica novità che è trapelata è assai preoccupante, perché prevederebbe per gli enti l’abolizione del ruolo di formazione delle coppie”, denuncia Marco Griffino, presidente dell’Aibi (Amici dei bambini), uno degli enti storici italiani.

 

Parità di diritti tra genitori
“L’istituzione del fondo, invece, non può che trovarci favorevoli. Siamo, però, per la totale gratuità dell’adozione internazionale, che significa pari diritti tra genitori adottivi e genitori biologici. Quanto spende il “sistema Italia” per un aborto o una fecondazione assistita? Quanto spende la sanità pubblica per un parto? Perché non accade lo stesso per il “parto” di un bimbo adottato?”. E per avere più voce e peso istituzionale, gli enti autorizzati (ben 70 in Italia) hanno iniziato a unirsi tra loro. In pochi mesi sono sorti due coordinamenti:dopo “Oltre l’adozione”, che mette insieme nove enti, ne è nato un altro che ne associa altri 26. L’obiettivo è diventare rappresentanza sindacale per l’infanzia”, spiega la portavoce Bernicchi. Per la prima volta, la settimana scorsa, i due coordinamenti hanno sottoscritto un documento comune. “Chiediamo,in ambito di riforma della legge, che venga avviato dalle autorità governative un tavolo di consultazione con i nostri rappresentanti. E poi ribadiamo l’urgenza del rilancio del ruolo della Cai”. E’ da tempo,d’altra parte, che la presidente Cavallo auspica un potenziamento di personale e poteri della Commissione. “Nonostante tutto, la legge 476 sta dando i suoi frutti”,afferma. “Il 2004 è stato ancora un anno record per le adozioni internazionali in Italia: abbiamo superato il numero di 3.100 minori stranieri adottati, contro i  2.770  del  2003 e i  2.225  del  2002”, ricorda. Quest’anno aumenta il numero dei Paesi in cui è possibile adottare un minore: da 57 del 2004 si è passati a 65. Sotto accusa restano,invece, i tempi lunghi di attesa (mediamente due anni) delle coppie. “Per abbreviarli, però, non serve una nuova legge”, precisa Griffini “ bensì una politica estera che proponga progetti di sostegno in loco per l’infanzia abbandonata. La via privilegiata è quella degli accordi bilaterali. Perché il presidente Ciampi, assieme ai tanti accordi economici firmati in Cina, il mese scorso, non ha siglato anche quello per le adozioni internazionali che cerchiamo di ottenere, invano, da quattro anni, buoni ultimi in Europa?” 
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             Aggiornato il 13-08-2015