- “Come si adotta
un bambino cingalese o indiano?” In questi giorni i telefoni degli enti
autorizzati alle adozioni internazionali sono roventi. Parecchi
aspiranti genitori adottivi, sull’onda dell’emozione, si offrono per
accogliere i piccoli “orfani dello tsunami”. ”Ma la spinta emozionale
non serve alla causa delle adozioni internazionali”, dichiara Cinzia
Bernicchi, portavoce di “Oltre l’adozione”, il primo coordinamento di
enti. Il rischio è
di lasciare in ombra le vere emergenze di questo istituto
giuridico,proprio nel momento in cui, da più parti,si mette in
discussione l’efficacia della legge n.476 (che norma le adozioni
internazionali dal 1998 e che ha posto fine all’era delle adozioni “fai
da te”), e proprio quando vengono annunciate dal Governo modifiche
importanti alla stessa legge. La prima grande novità è il fondo di dieci
milioni di euro,già approvato in Finanziaria, per rimborsare le spese,
ancora elevate, che le coppie adottanti sostengono. Inoltre, il ministro
delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, alla fine dello scorso
anno, ha espresso la volontà di riformare la legge, rendendo più veloci
e “meno inquisitorie” le procedure per ottenere l’idoneità. Adozioni più
facili, insomma? “Non conosco i contenuti della riforma”, ha commentato
Melita Cavallo,presidente della Cai (Commissione per le adozioni
internazionali), “dico solo che noi siamo per adozioni più
responsabili,non più facili”. Ma che ne pensano gli enti che seguono i
percorsi adottivi delle coppie italiane? “ è una proposta che nasce,
ancora una volta, nelle stanze di un ministero. Ed è davvero paradossale
che a livello governativo si voglia mutare una legge così importante,
senza coinvolgere i diretti interessati, esperti in materia. L’unica
novità che è trapelata è assai preoccupante, perché prevederebbe per gli
enti l’abolizione del ruolo di formazione delle coppie”, denuncia Marco
Griffino, presidente dell’Aibi (Amici dei bambini), uno degli enti
storici italiani.
-
- Parità di diritti tra genitori
- “L’istituzione
del fondo, invece, non può che trovarci favorevoli. Siamo, però, per la
totale gratuità dell’adozione internazionale, che significa pari diritti
tra genitori adottivi e genitori biologici. Quanto spende il “sistema
Italia” per un aborto o una fecondazione assistita? Quanto spende la
sanità pubblica per un parto? Perché non accade lo stesso per il “parto”
di un bimbo adottato?”. E per avere più voce e peso istituzionale, gli
enti autorizzati (ben 70 in Italia) hanno iniziato a unirsi tra loro. In
pochi mesi sono sorti due coordinamenti:dopo “Oltre l’adozione”, che
mette insieme nove enti, ne è nato un altro che ne associa altri 26.
L’obiettivo è diventare rappresentanza sindacale per l’infanzia”, spiega
la portavoce Bernicchi. Per la prima volta, la settimana scorsa, i due
coordinamenti hanno sottoscritto un documento comune. “Chiediamo,in
ambito di riforma della legge, che venga avviato dalle autorità
governative un tavolo di consultazione con i nostri rappresentanti. E
poi ribadiamo l’urgenza del rilancio del ruolo della Cai”. E’ da
tempo,d’altra parte, che la presidente Cavallo auspica un potenziamento
di personale e poteri della Commissione. “Nonostante tutto, la legge 476
sta dando i suoi frutti”,afferma. “Il 2004 è stato ancora un anno record
per le adozioni internazionali in Italia: abbiamo superato il numero di
3.100 minori stranieri adottati, contro i 2.770 del 2003 e i 2.225
del 2002”, ricorda. Quest’anno aumenta il numero dei Paesi in cui è
possibile adottare un minore: da 57 del 2004 si è passati a 65. Sotto
accusa restano,invece, i tempi lunghi di attesa (mediamente due anni)
delle coppie. “Per abbreviarli, però, non serve una nuova legge”,
precisa Griffini “ bensì una politica estera che proponga progetti di
sostegno in loco per l’infanzia abbandonata. La via privilegiata è
quella degli accordi bilaterali. Perché il presidente Ciampi, assieme ai
tanti accordi economici firmati in Cina, il mese scorso, non ha siglato
anche quello per le adozioni internazionali che cerchiamo di ottenere,
invano, da quattro anni, buoni ultimi in Europa?”