- Prima
il sogno: la gioia per l'arrivo di un figlio tanto desiderato. Poi
la realtà: un bambino con i suoi difetti, i suoi problemi, una
storia spesso difficile alle spalle.
- E così
più di un genitore su tre va in crisi. E soffre di ansia, insonnia.
Alterna rabbia e sensi di colpa. Un problema sottovalutato, che è
ora di affrontare.
Molti genitori
adottivi l'hanno provato sulla loro pelle. Prima il sogno, l'attesa,
il sospirato arrivo di quel bimbo tanto desiderato. Poi la delusione
davanti ai primi problemi, l'ansia, la paura di non farcela. Una
cascata di emozioni che scatena la depressione post-adozione,
qualcosa di meno di una malattia e molto più di un disturbo
trascurabile. Colpisce centinaia di famiglie tra le oltre tremila
che ogni anno in Italia prendono con sé un bambino straniero. Eppure
nessuno ne parla. «Sappiamo quasi tutto della depressione post
parto, il "baby blues" ormonale che fa soffrire le mamme naturali,
ma pochissimo della Pads, la "Post adoption depression syndrome", un
problema che riguarda il 65 per cento dei genitori che fanno una
adozione internazionale» spiega a Donna Moderna Harriet McCarthy,
responsabile della Eastern European Adoption Coalition,
un'associazione americana per le adozioni che ha fatto la prima
indagine sulla Pads. «In Italia non esistono ricerche, ma
l'esperienza insegna che almeno il 30 per cento delle famiglie viene
colpito dal problema» ammette Piergiovanni Mazzoli, psicanalista e
responsabile di corsi di formazione per psicologi che seguono le
adozioni. «La sindrome compare uno o due mesi dopo l'adozione e ha
molti sintomi della depressione: malinconia, irritabilità,
stanchezza, insonnia, perdita di vitalità». Una condizione che
spinge la coppia a isolarsi e soffrire in silenzio e che bisogna
riconoscere in tempo, per evitare che mamme e papa gettino la
spugna.
- Delusione iniziale
La depressione, spiegano gli esperti, ha radici profonde. I genitori
che fanno adozioni internazionali, infatti, sopportano lunghi anni
di attesa, viaggi negli orfanotrofi all'estero, e si cullano per
molto tempo con l'immagine di un figlio ideale. L'incontro con il
bambino in
carne e ossa spesso è un trauma.
- «La coppia può provare un senso di
estraneità» spiega Cinzia Riassetto, psicologa del Cifa,
un'associazione per le adozioni internazionali. «Un sentimento
prodotto dal contrasto tra l'immagine del figlio sognato, bello,
sano e affettuoso. E il bambino reale, con i suoi difetti e la sua
storia». Le difficoltà si moltiplicano all'arrivo del bimbo in
Italia, quando emergono tutti i problemi dell'adozione. Quasi sempre
i piccoli hanno vissuto l'abbandono da parte dei genitori naturali,
maltrattamenti, violenze. Si tratta di bambini con vuoti affettivi,
rancori e diffidenze che si esprimono attraverso comportamenti
inattesi. «Il papa di Sorin, un bimbo rumeno di quattro anni, era in
preda allo sconforto e alla depressione» racconta lo psichiatra
Mazzoli. «Il figlio era bellissimo, ma aveva ritardi evolutivi.
All'asilo non imparava nulla e faceva i suoi bisogni davanti a
tutti. E il padre si sentiva disarmato di fronte a problemi di cui
non conosceva l'origine».
- Sentimenti
contrastanti Un'altra radice della depressione sono i sentimenti
contrastanti provati dai genitori. All'affetto per il figlio può
subentrare l'aggressività e il risentimento. La mamma di Andrej, un
bambino russo di 11 anni, non riusciva a farsi una ragione della sua
disobbedienza. «Non accettava che il bambino non ri cambiasse con
amore e rispetto tutto l'affetto ricevuto» spiega Piergiovanni
Mazzoli. «In questi casi i genitori reagiscono con rabbia e
aggressività. Salvo poi sentirsi in colpa e vergognarsi dei propri
sentimenti. Un'altalena emotiva che alimenta la depressione».
Delusione, chiusura al mondo, perdita di vitalità. Ma a volte il
malessere dei grandi si esprime in modo inatteso. Come il ritorno
anticipato al lavoro. «È un modo per fuggire dall'ansia: si
ributtano in quello che era per loro la normalità, per dimenticare i
problemi dell'adozione» spiega la psicologa Jolanda Galli, autrice
con Francesco Viero del libro "Fallimenti adottivi".
- La crisi della
coppia L'arrivo di un bambino cambia gli equilibri all'interno
della coppia. E può provocare invidie e gelosie che portano alla
crisi tra i coniugi. «La frattura nasce di solito dalla preferenza
del figlio per uno dei genitori: non è raro che la madre venga
trattata come una nemica, perché ricorda la mamma naturale, quella
che ha abbandonato il bambino» dice la psicologa del Cifa, Cinzia
Riassetto.
- L'incontro con un piccolo che ha molto sofferto può anche
fare riemergere nei genitori adottivi vecchi traumi personali. E la
coppia ne risente. «Una mamma, che aveva appena ricevuto una bambina
rumena abbandonata dai genitori, era andata in depressione» racconta
la psicologa Jolanda Galli. «Dopo alcune sedute di psicoterapia è
venuto fuori che i genitori della donna, quando lei era piccola,
l'avevano affidata per anni ai nonni. L'arrivo della bimba rumena
aveva risvegliato la paura dell'abbandono».
- Come guarire Ma
solo raramente i sintomi della Pads si trasformano in una
depressione grave, una malattia vera e propria. «Succede ai genitori
più affaticati, quelli che hanno adottato due o più bambini
contemporaneamente» dice la psicoterapeuta Jolanda Galli. «In questi
casi è necessario fare un ciclo di psicoterapia e usare tarmaci
antidepressivi». Più spesso la crisi può essere superata uscendo
dall'isolamento. Attraverso i colloqui con gli psicologi della Asl e
i gruppi di genitori adottivi. «Solo così le coppie scoprono che
quelle difficoltà che a loro sembrano insormontabili sono normali,
e condivise da molti altri» dice Melita Cavallo, ex presidente
della Commissione adozioni internazionali. «Purtroppo i genitori
adottivi sono "permalosi" e si chiudono nella coppia: temono, dopo i
mille esami sostenuti per avere un bambino, di essere bocciati come
educatori». L'importante è la prevenzione: mettere a punto un piano
per affrontare le difficoltà. «Nei primi mesi i genitori devono
imparare a gestire la risorsa più rara: il tempo» raccomanda Harriet
McCarthy della Eastern European Adoption Coalition. «Consiglio a
mamme e papa di chiedere un lungo congedo dal lavoro. E di dedicarsi
con calma a quella novità che rivoluziona le loro vite. Ma è
necessario che la coppia riservi almeno un'ora al giorno tutta per
sé: il bambino deve capire che non c'è solo lui».