Cambogia, il futuro dei bambini con
gli aiuti di CIAI |
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CAMBOGIA, IL FUTURO DEI BAMBINI
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Estratto da
'La Repubblica' del 18 Agosto 2004 |
Musica e danza
contro la fame |
Pol Pot distrusse l'arte, una Ong aiuta il governo a ricostruirla
SIEM
REAP (CAMBOGIA) - In tempi di monsoni le palafitte del villaggio
cambogiano di Chey, perso ai margini delle immense e inquietanti rovine
kmer di Angkor Vat, sembrano pennoni di barche lasciate alla deriva, tolde
di lamiera e legno sulle cui assi sottili stanno accovacciate coppie di
contadini con sette, otto bambini di diverse età e un fuoco acceso per
bollire riso o verdure. Spesso solo riso.
Am
Niwai vive in una capanna in basso, proprio sull'acquitrino formato dalle
piogge torrenziali e dorme in un letto dalle lunghe gambe che lo salva
dall'acqua sul pavimento ma non da quella che filtra dal soffitto. Il
baldacchino che divide con due gemelli, un altro fratello e i genitori
chiude più di metà dello spazio sottostante, rigurgitante di oggetti,
utensili e attrezzi di campagna. In condizioni più o meno simili vivono
gran parte degli studenti delle nuove generazioni cambogiane nati dopo gli
stermini del regime comunista di Pol Pot. Ma il quindicenne Am ha avuto la
fortuna di essere scelto per frequentare una scuola d'arte gestita da una
organizzazione non governativa italiana, il Ciai, riconosciuta dal governo
cambogiano e sostenuta dal ministero della Cultura e dell'Accademia reale
delle Belle Arti.
La
storia di questo bambino e dell'organizzazione che lo sta aiutando a
diventare un musicista classico- sempre più rari in Cambogia- è una delle
più educative e pacificamente rivoluzionarie nel panorama di desolazione
culturale in cui ancora versa il paese, dove intellettuali e insegnanti,
medici e artisti sono stati sistematicamente sterminati durante gli anni
tra il '75 e il '79. Il Ciai è partito dalla impressionante constatazione
che il 90 per cento dei danzatori, dei musicisti e degli attori sono
finiti in qualche fossa comune, con la conseguente scomparsa della memoria
storica di arti trasmesse, ma solo oralmente, di generazione in
generazione da maestro a discepolo.
Il Ciai,
che gestisce in molti paesi iniziative umanitarie rivolte soprattutto
all'assistenza all'infanzia, ha avuto l'idea di collaborare con un'analoga
organizzazione francese, Enfants d'AsieAspeca, al recupero di quella
memoria oggi considerata dall'Unesco patrimonio intangibile dell'umanità
per trasmetterla direttamente ai giovani cambogiani. Un progetto che ha
incontrato subito l'attenzione del ministero della Cultura dal quale sono
stati scelti i rari insegnanti dei suoni e movimenti segreti fatti
risalire ai maestri indiani e alle successive elaborazioni della cultura
autoctona animista e buddista dei kmer.
Am,
grazie a tante fortunate circostanze, ha potuto prendere lezioni di musica
da una di queste leggende viventi, Sien San, un ometto basso e umile di 55
anni che non ha mai imparato nient'altro che i pezzi del repertorio
classico pin peat, l'orchestra ritmica di tamburi e metalli che presuppone
la perfetta conoscenza da parte di ogni strumentista del punto di armonia
nei tempi e nei toni con il resto del gruppo. Solo il maestro è per il
momento in grado di dominare tutti gli strumenti, ma Am spera che un
giorno, quando si sarà impadronito del segreto, inizierà a suonare il
cerchio di gong Kong Touch, lo xilofono detto Roneat Ek, l'oboe Sralay e
magari a dirigere una sua orchestra per celebrare nella pagoda del
villaggio matrimoni e battesimi, funerali e giorni sacri del calendario
buddista.
I ritmi
tradizionali che ormai vanno scomparendo in tutto il paese risuonano per
ore oltre il giardino del complesso Ciai lungo la strada che porta al più
vasto sistema di templi indù dell'Asia e forse del mondo. Il laboratorio
di Am è solo uno dei tanti che ogni giorno si alternano con classi diverse
di età e, soprattutto, di bravura. Sono quasi in 150, danzatori,
danzatrici e musicisti tra gli otto e i sedici anni ad alternarsi nei
grandi saloni degli edifici stile indocinese che spiccano col loro rosso
vermiglio tra prati umidi di un verde accecante. Vengono tutti dalle
famiglie più povere della periferia di Siem Reap, una cittadina che col
turismo di Angkor Vat, da pochi anni relativamente sicuro, è diventata
polo di attrazione culturale per l'intero paese.
Sono due delle danzatrici più celebrate ai tempi dei Balli di Corte,
spesso trasmessi dalle prime tv, che oggi insegnano loro i passi e i
movimenti magici degli Apsara, danzatori maschili e femminili e degli Yaki,
gli spiriti protettori dall'aspetto feroce. Le due donne, che hanno
superato con grazia e freschezza i sessanta anni, non vivono altro che
della loro arte. Madame Sokham alloggia in una misera capanna come i suoi
studenti e ogni giorno si trasforma con loro nella divinità elegante e
piena di ornamenti che danza in onore del Buddha e del monarca. Da bambina
aveva vissuto alla Corte del re Norodom finché sua nonna, una delle decine
di concubine, non fu trasferita all'esterno del Palazzo per fare posto a
un'amante più giovane. Grazie al suo status, riuscì comunque ad entrare
nell'esclusiva Accademia Reale di Balletto classico. Un privilegio che
poteva costarle caro durante le epurazioni di artisti del regime di Pol Pot
che obbligò tutti a tornare contadini. Le sue mani e le dita flessibili
esercitate a ripiegarsi nei gesti rituali della danza, il portamento e il
carattere erano un segno evidente di poca dimestichezza con la terra. "
Sarei stata uccisa- racconta- se un leader locale dei kmer rossi, amante
della danza classica, non mi avesse nascosto nella sua casa senza che
potessi mai uscire".
Subito
dopo l'arrivo dei " liberatori " vietnamiti, Madame Sokham- riconosciuta
per strada come un'eroina per le sue apparizioni televisive ai tempi del
re- tornò subito a Phnom Penh e scoprì che l'Accademia reale cercava
urgentemente lei e tutti gli artisti sopravvissuti per ricostruire il
corpo di Ballo e soprattutto il legame con la tradizione. Ma gran parte di
loro aveva dimenticato molte delle difficili posture e dei repentini
movimenti del viso e delle mani che caratterizzano le danze degli Apsara.
Tutte tranne Kim Borann, nipote di un'altra concubina del re, " assoldata
" dalla scuola del Ciai, che durante le lunghe e paurose notti degli anni
di Pol Pot danzava senza emettere suoni dietro la zanzariera che la
divideva dagli altri " compagni ". Kim oggi è una donna benestante, ma
cuce personalmente i bottoncini d'oro sulle camicie candide dei danzatori
che si trasformano in esseri del cielo fino a identificarsi completamente
nella nuova dimensione lontana dagli acquitrini e dai campi di riso.
Il
progetto è per statuto destinato infatti ai bambini più poveri- una
rivoluzione culturale in un settore esclusivo per principesse e
concubine-con l'unico requisito di dover essere sufficientemente dotati
dello spirito di una musa dell'arte chiamata Pis Nokar che anima i corpi e
le menti al momento della danza o del suono. " Il Ciai ha pensato che
servissero futuri ritrasmettitori di una conoscenza antichissima- spiega
Emanuela Minniti, responsabile dell'organizzazione che ha diversi altri
centri specializzati in diversi campi dell'educazione in Cambogia- e
offrire questa opportunità al maggior numero di bambini possibile, non
solo a una casta di eletti del Palazzo".
Per
poter sostenere il progetto, affidato alle cure di un'etnologa che parla
kmer, la franco- spagnola Marie Christine Uguen, il Ciai raccoglie le
sponsorizzazioni per il mantenimento dei giovani artisti anche nelle
scuole pubbliche sotto forma di sostegni a distanza. Ma i soldi raccolti
finora grazie a istituzioni bancarie filantropiche italiane già non
bastano a soddisfare le richieste per arrivare a conquistare questo grande
privilegio, che darebbe un mestiere a centinaia di bambini nelle future
scuole di danza o nelle catene di alberghi che sorgono come funghi attorno
allo splendido complesso di templi hindu e buddisti costruiti tra il IX e
il XIII secolo.
Angkor
Vat per la Cambogia è molto più che una fonte di valuta estera grazie al
turismo. E' la culla della civiltà di un popolo che ricerca tra quelle
rovine la propria identità religiosa e culturale. E infatti proprio le
1700 diverse figure di Apsara, scolpite magistralmente nelle loro pose
plastiche su mura e colonne, hanno permesso di riavvolgere il nastro della
storia che Kim Borann trasmette ai suoi allievi. I ragazzi e le ragazze
diventano presto capaci di muovere le mani e il collo, le gambe e gli
occhi in un alternarsi impercettibile di figure statuarie che sedussero un
visitatore cinese attorno alla metà del 1300, quando vide gli Apsara
danzare nei fasti di un corteo snodato nelle foreste in onore
dell'imperatore divino Jayarvarman, Signore e amante di una buona parte
delle centinaia di danzatrici- concubine, tradizione adottata anche dalle
generazioni di re successive fin a Sianhouk.
La
scuola " laica " delle Ong italiana e francese si caratterizza anche per
questo risultato collaterale e importante, come lo definisce la curatrice
del progetto Marie Christine, ovvero l'abolizione di sistemi feudali, che
ancora in altre forme persistono, e la scolarizzazione di bambini
destinati altrimenti al solo lavoro dei campi. L'idea del Ciai è comunque
che non si possa far pesare sulle famiglie una iniziativa umanitaria, e
parte dei soldi sono investiti per compensare il mancato apporto del
minore all'economia domestica. Una goccia nel mare del destino segnato per
gran parte dei cinque milioni di bambini sotto i 15 anni poco scolarizzati
e malnutriti che costituiscono un terzo della popolazione nazionale. ma
anche la goccia dell'adozione a distanza di un piccolo artista significa
aiutare un essere umano a diventare un uomo migliore.
(Articolo di Raimondo Bultrini)
Il
progetto della scuola d'arte di Siem Reap è il più recente di una serie di
iniziative del Ciai per l'assistenza all'infanzia in Cambogia. La città
dei bambini di Battambang è un complesso dove sono ospitati soprattutto
gli orfani e i mutilati dalle mine della guerra, finanziato coi proventi
di un concerto di Pavarotti and friends che ha pagato anche la costruzione
di un'ala della scuola d'arte. A Phnom Penh la Ong costituita nel 1968 per
i diritti dell'infanzia gestisce un centro per sostenere 140 bambini di un
orfanotrofio governativo e un centro di recupero dei bambini di strada. A
Pailin, sede dei residui kmer rossi, aiuta le famiglie per impedire lo
sfruttamento del lavoro minorile. Principalmente i fondi vengono raccolti
con il sostegno a distanza che costa 310 € l'anno e con le donazioni
private nelle quali va indicata sempre la destinazione dei soldi. per
conoscere nei dettagli le attività del Ciai in Cambogia e altrove si può
andare al sito www.ciai.it spedire
una mail a raccoltafondi@ciai.it
o telefonare allo 02848848841. Il numero di conto corrente per i
versamenti è intestato a " Ciaionlusbancaeticamilano", cc bancario 160160,
codice Abi 5018, Cab 01600.
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