- La serata, condotta dalla pediatra
dr.ssa Silvia Di Chio e dal Neuropsichiatria Infantile
Dr. Fischbein Maurizio (due professionisti che esercitano
presso la Casa di Cura San Pio X di Milano), ha sviluppato
la delicata tematica del rischio sanitario e psicologico
nell’adozione e commentato lo stato d'ansia che spesso viene
esternato da molti genitori adottivi.
A differenza dei figli adottivi italiani, per
i quali la situazione sanitaria dovrebbe essere maggiormente
documentata, per i minori provenienti da paesi stranieri,
sottosviluppati o comunque igienicamente limitati e arretrati,
raramente si riuscirà a ricevere un profilo sanitario
dettagliato e veritiero. Entrando in famiglia diventa quindi
necessario e basilare fare un’anamnesi completa del bambino
sotto diversi punti di vista: familiare, fisiologico e
patologico. Mentre il primo è incentrato sullo studio del
bambino in funzione agli usi e abitudini della famiglia di
origine, il secondo prende in esame le notizie derivanti dalla
gestazione, dal parto e dai primi momenti di vita, infine il
terzo tende a considerare eventuali sue malattie e
malformazioni.
Purtroppo solo il 20% delle malattie è riconoscibile da una
semplice visita medica e senza esami specialistici di
laboratorio e comunque si è potuto verificare che in Italia non
ci sono molti centri specializzati che si occupano di patologie
infantili in ambiti di adozione e soprattutto internazionale. Si
possono tuttavia citare le due principali strutture sanitarie
italiane: il Meyer di Firenze e il Negrar di Verona.
Il protocollo approvato dalla Commissione Adozioni
Internazionale il 15 gennaio 2002 ha stabilito un
criterio comune per la determinazione della anamnesi di un
bambino a seconda del paese di provenienza.
Risulta però importante e fondamentale conoscere e comprendere
un bambino con la sua storia e il suo vissuto prima di procedere
a tormentarlo con tutta una serie di esami e visite.
Oltre al check-up sanitario è possibile e opportuno
sottoporre il bambino all’iter delle vaccinazioni comunemente
utilizzato nel nostro paese. La pediatra ha quindi
effettuato una panoramica sulle vaccinazioni, per le quali vi
rimandiamo alla
presentazione allegata.
Una volta considerato l’aspetto prettamente fisico è opportuno
verificare e salvaguardare anche il trauma psicologico a
cui vanno incontro. Il Dr. Fischbein ha paragonato il bambino
adottivo a un diamante grezzo che deve essere lavorato e
sfaccettato dai genitori per renderlo brillante e luminoso in
uno spazio di fiducia e condivisione reciproca. Non deve
essere dimenticato che sia il bambino che il genitore hanno
adottato. Bisogna lavorare sulle ferite affettive del
bambino per evitare che lui si costruisca una tana impenetrabile
in cui rifugiarsi nascondendo i propri pensieri, sentimenti,
problemi, paure. E’ una situazione comune quella che vede il
figlio adottivo avere difficoltà nel trovare uno spazio di
condivisione totale con i genitori. Il papà e la mamma
devono trasformare la tana del figlio in un recinto comune,
devono essere in grado di trasmettergli una totale fiducia,
devono essere in grado di superare la barriera
dell’aggressività, della paura e della diffidenza che protegge
la fragilità di una persona bisognosa di affetto e amore. E’
questa la migliore medicina per riuscire a scoprire la
dimensione di nostro figlio, per riuscire a creare un legame
profondo, esclusivo, vero e unico con lui.
Ringraziamo per la disponibilità dimostrata la dr.ssa Di Chio e
il Dr. Fischbein e siamo certi che i loro preziosi suggerimenti
sapranno essere di grande aiuto nell’esperienza quotidiana di
ciascuna famiglia.
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