Home Page  La relazione dell' incontro del 28 Giugno 2005
Una serata difficile ma piena di spunti di riflessione quella con i rappresentanti di  FAEGN.
Quante volte abbiamo pensato noi genitori a come saranno i nostri figli da grandi e che desiderio avranno di conoscere le proprie origini.
 
Silvia chi racconta la sua storia fatta di alcuni anni passati in istituto, molto diverso dalle case famiglia dove, adesso qua in Italia, di solito i nostri figli passano i primi mesi o anni della loro vita.
Ne esce uno spaccato di 7 anni di vita fatta solo di regole e amore poco o zero. Poi finalmente i nuovi genitori, anche in questo caso Silvia trova una casa, ma due genitori che si preoccupano maggiormente di avere un’erede piuttosto che un figlio da amare.
Silvia ha un legame più forte con il padre, che però a volte non capisce il suo grande desiderio di essere amata.
Dalla madre adottiva non riceve molto, però al momento della sua malattia che poi la porterà alla morte, Silvia sente l’impulso di ritrovare i suoi genitori naturali, forse per non ritrovarsi nuovamente da sola o forse per colmare quel vuoto che la accompagna da quando è stata trasferita in istituto.
Riesce nel suo intento grazie ad un certificato che il padre le mostra in un momento di rabbia.
Trova la madre e i fratelli ma non riuscirà mai ad avere un legame importante con loro, ci dice che secondo la sua esperienza e quella di altri figli adottivi che hanno ritrovato le origini, queste madri naturali non nutrono un grande trasporto verso i figli che non hanno cresciuto, è un po’ come se rimuovessero di averli messi al mondo.
 
L’altra esperienza è quella di una ragazza che dopo qualche anno di istituto e un affido famigliare non riuscito, rientra nella famiglia d’origine. Ci racconta del periodo trascorso nella famiglia affidataria. I primi problemi nascono nel tenere i rapporti con la famiglia d’origine, anche se i servizi sociali cercano di fare da mediatori, preferisce tornare in istituto.
 
Il terzo racconto riguarda Luciano, un ragazzo che scopre di essere stato adottato a 18 anni, questa tardiva rivelazione crea in lui un grande impulso a voler cercare le origini.
Nel frattempo i suoi genitori adottivi si sono separati, questo si va ad aggiungere al trauma precedente, producendo in lui un altro trauma.
Il padre capisce la sua esigenza e gli da’ una mano nel ripercorrere la sua storia. Luciano scopre che la mamma è morta alla sua nascita e da lì il padre naturale ha smesso di vivere, rifiutandosi di crescere il figlio.
Luciano lo ritrova, il padre è felice di rivederlo mai i loro rapporti non si implementano. I rapporti con il padre adottivo migliorano, tanto da avere un compagno nel momento in cui Luciano va a sulla tomba della madre al cimitero.
Luciano ci ricorda l’importanza di parlare ai nostri figli in modo aperto della loro storia, l’adozione va vissuta in modo naturale senza tabù o misteri di sorta.
 
L’ultima storia riguarda Rita, adottata in Canada, in questo paese esiste un organo che avvicina i figli adottivi e le famiglie naturali.
E’ così che Rita ritrova la madre, i fratelli, la nonna, una grande famiglia che, a differenza delle storie precedenti, si lega a lei. Rita riesce a vivere bene sia il rapporto con la famiglia adottiva che quello con la famiglia d’origine.
 
Durante la serata e al termine della stessa le domande sono molte e a volte percepiamo un po’ di tensione, soprattutto tra le coppie che sono in attesa di adottare.
Alcuni chiedono:
“Che cosa vogliono questi figli adottivi”?  Qual è lo scopo di questa associazione ?
L’associazione è composta di figli adottivi che hanno vissuto un’adozione circa 20 – 30 anche 40 anni fa, le cose sono molto cambiate da allora e una delle osservazioni di Silvia è proprio questa, i nuovi genitori adottivi o aspiranti tali, sono diversi, più consapevoli, il loro desiderio è di dare una famiglia ad un bambino e le motivazioni nei casi di abbandono o prelievo dalla famiglia d’origine sono diverse da quelle di un tempo.
Il loro desiderio oltre a quello di diffondere la cultura dell’adozione dalla parte dei figli è anche quello di ottenere una modifica nella nuova legge, soprattutto per quanto riguarda i figli adottivi non riconosciuti, ai quali anche al raggiungimento dei 25 anni, non è dato sapere chi li ha messi al mondo.
La nostra osservazione è: ma se dall’altra parte non c’è la volontà di ritrovare il figlio ?
Nella proposta di modifica è contemplato naturalmente l’intervento del tribunale dei minori o di un organismo su modello di quello canadese che faccia da mediatore tra il figlio adottivo e la madre naturale.
Le domande sarebbero ancora moltissime, questo intervento  di FAEGN, ci ha creato mille spunti di riflessione, ma di sicuro almeno per quanto mi riguarda, una certezza noi non siamo dall’altra parte della barricata e quando i nostri figli sentiranno il desiderio di sapere qualcosa in più sulla loro storia, non tiriamoci indietro apriamo il nostro cuore e stiamogli vicini amandoli ancora di più di quanto già non li amiamo ora…

Emilia