- Una serata difficile ma piena di
spunti di riflessione quella con i rappresentanti di
FAEGN.
- Quante volte abbiamo pensato noi genitori a
come saranno i nostri figli da grandi e che desiderio avranno di
conoscere le proprie origini.
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- Silvia chi racconta la sua storia fatta di
alcuni anni passati in istituto, molto diverso dalle case
famiglia dove, adesso qua in Italia, di solito i nostri figli
passano i primi mesi o anni della loro vita.
- Ne esce uno spaccato di 7 anni di vita fatta
solo di regole e amore poco o zero. Poi finalmente i nuovi
genitori, anche in questo caso Silvia trova una casa, ma due
genitori che si preoccupano maggiormente di avere un’erede
piuttosto che un figlio da amare.
- Silvia ha un legame più forte con il padre,
che però a volte non capisce il suo grande desiderio di essere
amata.
- Dalla madre adottiva non riceve molto, però
al momento della sua malattia che poi la porterà alla morte,
Silvia sente l’impulso di ritrovare i suoi genitori naturali,
forse per non ritrovarsi nuovamente da sola o forse per colmare
quel vuoto che la accompagna da quando è stata trasferita in
istituto.
- Riesce nel suo intento grazie ad un
certificato che il padre le mostra in un momento di rabbia.
- Trova la madre e i fratelli ma non riuscirà
mai ad avere un legame importante con loro, ci dice che secondo
la sua esperienza e quella di altri figli adottivi che hanno
ritrovato le origini, queste madri naturali non nutrono un
grande trasporto verso i figli che non hanno cresciuto, è un po’
come se rimuovessero di averli messi al mondo.
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- L’altra esperienza è quella di una ragazza
che dopo qualche anno di istituto e un affido famigliare non
riuscito, rientra nella famiglia d’origine. Ci racconta del
periodo trascorso nella famiglia affidataria. I primi problemi
nascono nel tenere i rapporti con la famiglia d’origine, anche
se i servizi sociali cercano di fare da mediatori, preferisce
tornare in istituto.
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- Il terzo racconto riguarda Luciano, un
ragazzo che scopre di essere stato adottato a 18 anni, questa
tardiva rivelazione crea in lui un grande impulso a voler
cercare le origini.
- Nel frattempo i suoi genitori adottivi si
sono separati, questo si va ad aggiungere al trauma precedente,
producendo in lui un altro trauma.
- Il padre capisce la sua esigenza e gli da’
una mano nel ripercorrere la sua storia. Luciano scopre che la
mamma è morta alla sua nascita e da lì il padre naturale ha
smesso di vivere, rifiutandosi di crescere il figlio.
- Luciano lo ritrova, il padre è felice di
rivederlo mai i loro rapporti non si implementano. I rapporti
con il padre adottivo migliorano, tanto da avere un compagno nel
momento in cui Luciano va a sulla tomba della madre al cimitero.
- Luciano ci ricorda l’importanza di parlare
ai nostri figli in modo aperto della loro storia, l’adozione
va vissuta in modo naturale senza tabù o misteri di sorta.
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- L’ultima storia riguarda Rita, adottata in
Canada, in questo paese esiste un organo che avvicina i figli
adottivi e le famiglie naturali.
- E’ così che Rita ritrova la madre, i
fratelli, la nonna, una grande famiglia che, a differenza delle
storie precedenti, si lega a lei. Rita riesce a vivere bene sia
il rapporto con la famiglia adottiva che quello con la famiglia
d’origine.
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- Durante la serata e al termine della stessa
le domande sono molte e a volte percepiamo un po’ di tensione,
soprattutto tra le coppie che sono in attesa di adottare.
- Alcuni chiedono:
- “Che cosa vogliono questi figli
adottivi”? Qual è lo scopo di questa associazione ?
- L’associazione è composta di figli adottivi
che hanno vissuto un’adozione circa 20 – 30 anche 40 anni fa, le
cose sono molto cambiate da allora e una delle osservazioni di
Silvia è proprio questa, i nuovi genitori adottivi o aspiranti
tali, sono diversi, più consapevoli, il loro desiderio è di dare
una famiglia ad un bambino e le motivazioni nei casi di
abbandono o prelievo dalla famiglia d’origine sono diverse da
quelle di un tempo.
- Il loro desiderio oltre a quello di
diffondere la cultura dell’adozione dalla parte dei figli è
anche quello di ottenere una modifica nella nuova legge,
soprattutto per quanto riguarda i figli adottivi non
riconosciuti, ai quali anche al raggiungimento dei 25 anni, non
è dato sapere chi li ha messi al mondo.
- La nostra osservazione è: ma se dall’altra
parte non c’è la volontà di ritrovare il figlio ?
- Nella proposta di modifica è contemplato
naturalmente l’intervento del tribunale dei minori o di un
organismo su modello di quello canadese che faccia da mediatore
tra il figlio adottivo e la madre naturale.
- Le domande sarebbero ancora moltissime,
questo intervento di FAEGN, ci ha creato mille spunti di
riflessione, ma di sicuro almeno per quanto mi riguarda, una
certezza noi non siamo dall’altra parte della barricata e
quando i nostri figli sentiranno il desiderio di sapere qualcosa
in più sulla loro storia, non tiriamoci indietro apriamo il
nostro cuore e stiamogli vicini amandoli ancora di più di quanto
già non li amiamo ora…