L’incontro di Febbraio ci ha portato la
testimonianza di Flavia e Lorenzo, una coppia che tra il 1985 e
il 1990 ha deciso di intraprendere la strada della genitorialità
adottiva, accogliendo così due bimbi in due momenti diversi, prima in
Brasile e poi negli Stati Uniti.
Il primogenito, Francesco, aveva solamente cinque
giorni quando è stato adottato in Brasile. In lui “spicca
inevitabilmente il tipico dna delle sue origini sudamericane”, che lo
portano ad essere costantemente socievole, sereno e contento della vita,
anche se il non idilliaco curriculum scolastico lo indirizza presto nel
mondo del lavoro, da prima come operaio poi nell’attuale lavoro
impiegatizio presso una società di informatica.
Jenny è una splendida ragazza di colore, originaria degli
Stati Uniti, arrivata all’età di cinque mesi, a
seguito di un abbandono alla nascita da parte di una donna che non ha
saputo conciliare carriera e successo con pannolini e pappine. Durante
il periodo della scuola media le viene diagnosticata una particolare
forma di “diabete giovanile”, che tutt’oggi accetta con difficoltà.
Dalla storia e dall’esperienza di questa famiglia emerge l’importanza
di narrare e raccontare ai figli la loro storia, il loro abbandono,
senza mai condannare le madri biologiche e, qualora i figli lo
richiedessero, dimostrando loro piena disponibilità a consegnare
l’eventuale documentazione in possesso, aiutandoli quindi a ricostruire
il loro passato accompagnandoli magari anche (un giorno) nel loro paese
di origine.
Crescendo, i figli devono giungere alla consapevolezza dell’accettazione
e della valorizzazione della propria personalità. In questo cammino
occupa una fondamentale importanza la collaborazione educativa tra
genitori e corpo docente, che ha in carico la formazione scolastica
dei figli. La scuola è e rimane un’importante palestra formativa,
intellettuale, educativa e morale per la crescita di ogni ragazzo. E’
quindi necessario instaurare un rapporto comunicativo e di reciproco
dialogo tra genitori e insegnanti, cercando di rimanere presenti e
vigili alla realtà scolastica piena di insidie, confronti e sfide.
Un'altra riflessione giunge dal rischio sanitario che
spesso mette in crisi la coppia, sia al momento di dare disponibilità
all’adozione del minore, che all’accettazione di un abbinamento. Nel
caso di Jenny apparentemente il rischio non esisteva, ma crescendo, più
o meno nell’età dello sviluppo, è emerso un problema relativo ad una
forma particolare di diabete, che la porta oggi costantemente ad
assumere quei farmaci necessari a mantenere sotto controllo determinati
valori. La famiglia sta ancora lottando e lavorando per l’accettazione
pacifica di questa situazione, che dalla ragazza viene affrontata,
insieme all’evidente aumento del peso corporeo, come un altro elemento
di diversità della sua persona ... anzi forse questo è per lei “più
importante” che la diversità per il colore della pelle.
Una conclusione che emerge da questa serata, parlando di questi ragazzi
che attualmente vivono la loro fase adolescenziale (oggi hanno 20 e 16
anni), è che non esiste una così netta differenza tra figli adottivi
e figli biologici, in quanto nella vita di ogni giorno, nella
quotidianità le problematiche che si possono incontrare sono le medesime.
Quindi è nella formazione, nell’educazione e nella partecipazione al
vissuto quotidiano dei propri figli che i genitori devono spendere tutte
le loro energie e le loro cartucce per dare loro la capacità e tutte le
competenze necessarie per poter camminare sicuri e determinati verso il
loro futuro nella nostra società!
Grazie cara famiglia per la vostra preziosa testimonianza di vita! |