Home Page  La relazione dell' incontro del 31 Gennaio 2006
Testimonianza - Adozione Internazionale di un bimbo disabile

Quando è apparso sul nostro sito il tema di questo primo incontro del 2006, ho ricevuto una telefonata un pò particolare che diceva: “…certo che siete proprio tosti, prima parlate della ricerca delle origini, poi del colore della pelle, e questa volta addirittura dell’handicap!”
Mi sono fermata un momento a pensare, la prima riflessione è stata: " è giusto così, la nostra missione è quella di spronare le famiglie adottive a non trascurare i molteplici aspetti dell’adozione ma….certo, l’adozione di un bimbo con handicap… se capitasse proprio a me, mi sentirei pronta ? "
Anche la mamma che ci è venuta a trovare l’altra sera (il papà è rimasto a casa con i bimbi), prima di adottare il suo bambino ci ha raccontato di non aver mai pensato veramente in profondità a questo aspetto. E’ una storia davvero particolare la loro, decidono di adottare dopo aver avuto il primo figlio naturale, che aveva appena compiuto un anno. Dopo aver ottenuto l’idoneità danno mandato al CIAI, il bambino avrebbe dovuto essere più piccolo rispetto al primo e i tempi d’attesa si prospettavano lunghi. Dopo circa un anno e mezzo arriva una telefonata dall’Ente, dato che l’attesa si prospettava lunga, pensano si tratti semplicemente di un incontro informativo. Arrivati all’appuntamento si trovano davanti ad un’equipe di 5 persone…, le sensazioni si accavallano nel cuore e nella mente, ma fino alla proposta sono ancora increduli.
Lo staff del CIAI ha in serbo per loro un bambino: ha solo 5 mesi, ma è nato senza un braccio. Danno loro la possibilità di pensarci, per qualche giorno.
Un passaggio interessante di questa testimonianza riguarda proprio il lavoro fatto dalla coppia per giungere ad una decisione, le riflessioni sono tante e diverse. Ad esempio: " E se fosse stato un figlio biologico e l’avessimo scoperto con l’ecografia, cosa avremmo fatto? " - " Cosa si può fare con un braccio solo, che vita sarà? " - " Qui non si tratta di fare un semplice gesto di carità o solidarietà, sarà un scelta difficile, se sarà un sì lo sarà per tutta la vita, non è come affrontare un ostacolo per poi non pensarci più "
La decisione arriva, sarà un SI, un si al bambino ma anche all’adozione che li aveva visti uniti e entusiasti sin dal primo giorno, un si forse anche un pò incosciente, che però tiene bene in evidenza il fatto che l’adottare un bimbo piccolo presuppone anche il “rischio sanitario ed evolutivo”.
Ed ecco finalmente arrivare il giorno tanto atteso della partenza, si va in Colombia; i giorni là trascorrono decisamente bene ma al ritorno, accanto alla gioia, una lunga e faticosa strada per la ridefinizione degli equilibri all'interno della famiglia li aspetta. In primo luogo aiutare il loro primo figlio ad accettare e accogliere un fratello, ciò che avviene normalmente anche con i figli biologici; in secondo luogo il grande impegno per aiutare il piccolo ad accettare la necessità di una protesi.
La frequentazione dei centri specializzati fa provare a questi genitori un successivo grande dolore: il vedere tante persone senza arti che lottano per il loro presente e futuro.
La fatica della ‘diversità’ comincia a farsi sentire, ancor di più dopo avere compreso che il bambino crescendo inizia ad evidenziare anche un piccolo ritardo, forse dovuto ai mesi passati in istituto senza alcuno stimolo o ad altre cause sconosciute.
Ma tutto questo impegno non ha certo fermato questi due genitori che hanno desiderato un terzo figlio: è nata una bambina, ora ha due anni ed è diventata la sua compagna di giochi preferita.
Il loro lavoro è costante e grande, il bambino deve regolarmente sottoporsi a sedute di logopedia, psicomotricità e a controlli medici periodici; la mamma, che appare così tranquilla e serena, ci confida di provare ogni tanto dei momenti di grande sconforto, che passano però velocemente pensando al grande amore per i suoi tre tesori . Gli impegni quotidiani diventano abitudinari e riempiono la giornata.
La mamma ci dice che è il destino ad averli fatti incontrare. Ed è qui che, con grande orgoglio, ci mostra le foto della sua bellissima famiglia: vediamo tanta serenità sui volti di tutti, ma siamo ammagliati da un bellissimo sorriso, quello di questo bimbo un pò impegnativo ma allo stesso tempo meraviglioso...

 

Emilia